Mida - Un dono gravoso
Mida era stato introdotto ai misteri del dio del vino, Dionisio, dal poeta Orfeo. Così un giorno quando dei contadini gli portarono davanti un vecchio satiro ubriaco, legato con catene di fiori, Mida riconobbe che era Sileno, un compagno di Dionisio.
Per dieci giorni e dieci notti il re intrattenne a banchetto Sileno, e questi in cambio, gli raccontò molte cose strane. Gli raccontò di un gorgo terribile, oltre il quale nessun viaggiatore poteva passare e accanto al quale scorrevano due ruscelli. Vicino al primo cresce un albero i cui frutti fanno deperire chi li mangia; invece vicino al secondo cresce un albero i cui frutti fanno ringiovanire gli uomini. Un morso riporta un vecchio alla mezza età; con due morsi torna giovane; col terzo morso si ritrova adolescente; col quarto diventa bambino ed al quinto un neonato. Se dà però un sesto morso scompare del tutto.
Alla fine, Mida riportò Sileno da Dionisio, sulle rive del fiume Pactolus. Dionisio aveva sentito la mancanza del suo compagno, e come segno di riconoscenza per la restituzione di Sileno sano e salvo, offrì a Mida di esaudire qualsiasi suo desiderio. Il re, inizialmente pensò al racconto di Sileno e fu tentato di scegliere la giovinezza, ma poi ricordò un'altra storia: quando era piccolo delle formiche avevano posato tra le sue labbra dei chicchi di frumento dorati, un segno di grande ricchezza futura. Così chiese al dio: "Fa che ogni cosa che tocco si trasformi in oro!" Il dio esaudì il desiderio di Mida e il re se ne andò felice della sua buona sorte. Lungo la strada spezzò un ramoscello di quercia e questo diventò oro. Toccò un sasso ed una zolla di terra ed anche questi diventarono oro.
Raccolse una spiga di grano e anche la spiga, tra le sue mani, diventò di metallo scintillante. Colse una mela, e il frutto divenne oro come le mitiche mele delle Esperidi. Anche le colonne del suo palazzo, appena toccate diventarono oro e persino l'acqua in cui si lavava si trasformava in schizzi dorati tra le sue mani. Chiese che gli portassero da mangiare e da bere. Ma quando la sua mano si posò su di un pezzo di pane, anche questo diventò d'oro; la carne diventava di metallo quando i suoi denti la mordevano. Persino il vino, scoperto e regalato agli uomini da Dionisio, si trasformava in oro liquido appena superava le sue labbra. Mida non poté né bere né mangiare, e presto fu tormentato dalla fame e dalla sete. L'oro che una volta desiderava tanto, adesso gli risultava odioso. Pregò allora Dionisio di liberarlo dal suo dono. Dionisio si impietosì e gli disse: "Per annullare il dono, devi andare alla sorgente del fiume Pactolus. Immergiti e lava via la tua avidità." Mida fece così e, appena si bagnò, la sua capacità di tramutare le cose in oro fu portata via dall'acqua del fiume.
Ancora adesso il terreno lungo la sponda del fiume ha un bagliore dorato.