Santo Chiodo

Da Caos per caso.
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Narra la leggenda che la madre di Costantino (Sant'Elena) portò al figlio i chiodi che erano stati usati nella crocifissione di Cristo che lei aveva ritrovato miracolosamente a Gerusalemme. Uno fu buttato in mare durante il ritorno per placare una tempesta.

I tre Chiodi entrati in possesso di Costantino, furono messi: nel suo elmo, in una briglia e nel morso del cavallo per scongiurare eventuali disgrazie. Purtroppo due reliquie scomparvero e nonostante affannose ricerche non furono ritrovate.

Un giorno Sant’Ambrogio, allora vescovo di Milano, mentre girava per la città, passando davanti alla bottega di un fabbro, fu attratto dal frastuono delle martellate. Entrato nella bottega dell'artigiano, lo vide impegnato a cercare di piegare, senza riuscirci, un piccolo pezzo di ferro. Il vescovo guardando l’oggetto da vicino riconobbe in quel grosso chiodo ritorto, lungo poco più di una spanna la Sacra Reliquia di cui si erano perse le tracce e ora, senza spiegazioni plausibili ricompariva nella bottega di un fabbro. Ambrogio fece immediatamente portare il Chiodo in Santa Tecla, dove rimase fino a quando la chiesa non venne abbattuta per fare posto alla costruzione del Duomo. Lo stesso Sant’Ambrogio parlò della reliquia per la prima volta durante un’orazione funebre pronunziata il 25 febbraio 395.

La prima processione del Santo Chiodo che si ricordi risale al 1576, quando, durante la peste, San Carlo portò la reliquia in processione dal Duomo alla chiesa di San Celso per implorare la fine dell'epidemia. Il morso di ferro ricavato dal Sacro Chiodo sarebbe quello custodito nell'abside del Duomo di Milano, a 45 metri d'altezza.

Il 13 settembre di ogni anno l'arcivescovo sale fin lassù con un ascensore barocco la "nivola", (termine dialettale che significa: nuvola) e lo porta giù per benedire i fedeli. Solo dopo la messa vespertina del giorno successivo, il sacro ferro viene riposto nella sua sede abituale, dove rimane fino all'anno seguente. Suggestivo è il rito della «nivola». Si tratta di una sorta di ascensore, il cui aspetto, ricorda quello di una nube che si alza verso il cielo. Mossa da un sistema di argani elettrici la «nivola» sembra sia stata progettata da Leonardo (originariamente era azionata da una ventina di uomini che si trovavano sul tetto della cattedrale).

Nella sua forma attuale la nivola, così come l'artistica croce che accoglie la teca del Santo Chiodo, risale all'epoca del cardinal Federico Borromeo: rivestita di tela e ornata di dipinti raffiguranti angeli e cherubini, fu dipinta dal Landriani nel 1612, e da allora fu più volte restaurata. Lungo tre metri e largo altrettanto, il caratteristico «ascensore» pesa circa otto quintali.

Delle vicende del Santo Chiodo per la verità non si sa molto per la totale assenza di documenti.

La presenza della preziosa reliquia è uno dei titoli che conferivano la dignità di basilica alla cattedrale di Milano, custode della Reliquia della Croce di Cristo.

Il cardinale Enrico Scotto concesse nel 1444 un’indulgenza particolare a chi contribuiva all’illuminazione della Reliquia.