Differenze tra le versioni di "Origini di Milano"
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:“Questi uomini coraggiosi -si dissero- stanno solcando il mare come noi attraversiamo queste terre alla ricerca di una nuova casa e come noi si trovano ora in grande difficoltà per trovare un posto dove approdare. Li aiuteremo.” | :“Questi uomini coraggiosi -si dissero- stanno solcando il mare come noi attraversiamo queste terre alla ricerca di una nuova casa e come noi si trovano ora in grande difficoltà per trovare un posto dove approdare. Li aiuteremo.” | ||
− | Così, armati, si diressero alla costa e attaccarono gli uomini che impedivano loro di approdare; | + | Così, armati, si diressero alla costa e attaccarono gli uomini che impedivano loro di approdare; cosicché le navi poterono trovare riparo e rifugio. |
:“Amici -disse Belloveso- gli dei sorridono alla nostra sorte, oggi abbiamo vinto una battaglia e ci siamo fatti dei nuovi amici. Questo ci deve invitare a non temere per il nostro futuro, ma ad affrontare i nostri ostacoli con fiducia, come questi marinai hanno affrontato le acque con la fiducia di trovare un rifugio sicuro lungo la costa.” | :“Amici -disse Belloveso- gli dei sorridono alla nostra sorte, oggi abbiamo vinto una battaglia e ci siamo fatti dei nuovi amici. Questo ci deve invitare a non temere per il nostro futuro, ma ad affrontare i nostri ostacoli con fiducia, come questi marinai hanno affrontato le acque con la fiducia di trovare un rifugio sicuro lungo la costa.” |
Versione attuale delle 13:20, 8 ago 2010
Belloveso e la scrofa mediolanuta
Mentre a Roma regnava Tarquinio Prisco (era circa il 600 a.C.), il supremo potere dei Celti era nelle mani della tribù dei Biturgi, questi misero a capo di tutti i Celti un re; il suo nome era Ambigato, era un uomo assai potente per valore e per ricchezza, e sotto il suo governo la Gallia fu così ricca di prodotti e di uomini da sembrare che la numerosa popolazione si potesse a stento dominare.
Costui, già in età avanzata, desiderando liberare il suo regno dal peso di tanta moltitudine, si rivolse agli dei chiedendo loro che cosa doveva fare.
Un giorno Ambigato chiamò due suoi nipoti Belloveso e Segoveso, figli di sua sorella, e disse loro.
- “Stanotte ho fatto un sogno. Gli dei mi hanno mostrato due vie, una verso est e una verso sud. Il cammino verso est pieno di pericoli, quello verso sud era pieno di ostacoli. Gli dei mi hanno fatto sapere che vogliono che noi affrontiamo queste due strade”
Segoveso e Belloveso tirarono a sorte, al primo toccò la strada pericolosa verso est, al secondo la strada irta di ostacoli verso sud.
Un bel giorno di primavera Segoveso e Belloveso salutano i loro cari e si misero in cammino. Non so cosa accadde a Segoveso, ma posso raccontarvi le avventure di Belloveso.
In breve lui e i suoi uomini raggiunsero le Alpi, delle montagne così aspre che nessun uomo aveva mai osato scalarle e così alte che sembrava che arrivassero più in alto delle nuvole del cielo.
Belloveso rimase turbato e confuso, chiedendosi come avrebbe potuto superare quella mole smisurata. Decise allora di fermarsi qualche giorno, radunò i suoi uomini migliori e insieme cercarono la soluzione a quel dilemma.
Mentre erano così riuniti un soldato giunse di corsa per comunicare che aveva avvistato delle navi piuttosto malconce sulla costa che cercavano di approdare, ma che erano state respinte più volte dalle popolazioni locali.
Belloveso e i suoi compagni sentirono la compassione crescere nei loro cuori.
- “Questi uomini coraggiosi -si dissero- stanno solcando il mare come noi attraversiamo queste terre alla ricerca di una nuova casa e come noi si trovano ora in grande difficoltà per trovare un posto dove approdare. Li aiuteremo.”
Così, armati, si diressero alla costa e attaccarono gli uomini che impedivano loro di approdare; cosicché le navi poterono trovare riparo e rifugio.
- “Amici -disse Belloveso- gli dei sorridono alla nostra sorte, oggi abbiamo vinto una battaglia e ci siamo fatti dei nuovi amici. Questo ci deve invitare a non temere per il nostro futuro, ma ad affrontare i nostri ostacoli con fiducia, come questi marinai hanno affrontato le acque con la fiducia di trovare un rifugio sicuro lungo la costa.”
Durante la difficile salita dovettero far ricorso a tutto i loro coraggio e tutta loro forza per non cedere alla tentazione di tornare sui loro passi, ma infine giunsero al di là e contandosi si resero conto che erano tutti sani e salvi. E si resero conto anche di essere nella terra che avevano tanto desiderato, l'Italia, paese ricco di delizie e di amenità e così festeggiarono felici con canti e balli.
Più si addentravano in questo nuovo territorio e più scoprivano le sue bellezze: terreno fertile, ampi campi da coltivare, fiumi così grandi da poter essere navigati, fonti limpide e cristalline, aria fresca e salutare e poi una moltitudine di ogni sorta di animali selvatici, uccelli, pesci e ancora miele e frumento e frutti...
Così gustando il buon vino che lì si produceva in quantità decisero che quella doveva essere la loro nuova casa, che pensavano potesse essere sicura e tranquilla.
Ma non erano dello stesso parere i Toscani che abitavano in quei territori, che vennero loro incontro per scacciarli.
La battaglia avvenne vicino al Ticino, fu molto dura, ma alla fine i nostri amici ebbero la meglio e misero in fuga i loro avversari.
La mattina dopo la battaglia Belloveso era a caccia nella foresta insieme ai suoi compagni per procurare il cibo quand'ecco, prodigio inaudito, che sotto una pianta di biancospino vide una scrofa che allattava i suoi piccoli, così strana che per un momento la scambiarono per un leone: infatti tutta la parte anteriore era ricoperta da un lungo e denso mantello di lana, come una criniera, e inoltre era tutta bianca.
Belloveso capì che gli dei gli stavano indicando che aveva trovato la sua nuova casa e in quel posto fondò una città. La chiamò Mediolanum in ricordo della scrofa medio-lanuta, metà ricoperta di lana.